Agropoli, caso centro accoglienza: ordinanza di chiusura del Comune, la replica della società: “Ricorso al Tar”

Scritto il 03/12/2025
da Ernesto Rocco

"Tutto in regola, pareri positivi da Prefettura e Asl. Il manufatto abusivo? Un vecchio rudere non utilizzato"

È scontro aperto ad Agropoli sulla gestione del centro di accoglienza straordinaria (CAS) situato in località Moio. Poche ore fa, il Comune ha emesso un’ordinanza che impone la cessazione dell’attività e il ripristino dello stato dei luoghi, contestando alla proprietà l’assenza di uno stato legittimo definito (con un condono pendente ex legge 47/1985), la mancanza di titoli paesaggistici e la presenza di un manufatto privo di autorizzazioni.

La risposta della società gestrice, la Ermes Accoglienza Srl, non si è fatta attendere. Con una nota dura e dettagliata, la proprietà ha annunciato che già nella mattinata di domani i legali presenteranno ricorso al TAR per impugnare il provvedimento, respingendo punto per punto le contestazioni dell’Ente.

La questione urbanistica e il “rudere”

Il primo punto chiarito dalla società riguarda la destinazione d’uso. Secondo la Ermes Accoglienza, “i CAS non hanno bisogno di nessun cambio di destinazione d’uso, come confermato da precedenti sentenze del TAR”.

Sulla questione dell’abusivismo edilizio citato nell’ordinanza, la società fornisce una precisazione fondamentale: “Nel CAS non è presente nessun manufatto abusivo”. L’oggetto della contestazione, spiega la nota, “è locato in un’altra particella, non è in uso e non è mai stato presentato alla Prefettura per accogliere migranti né per altri scopi”. Si tratterebbe, stando alla ricostruzione della proprietà, di un rudere coperto da rovi, già presente nella perizia del Giudice Giudiziario prima dell’acquisto dell’immobile e del tutto estraneo all’attività di accoglienza.

I vincoli paesaggistici

La società respinge con forza anche le accuse relative alla mancanza di titoli paesaggistici e ambientali. “I titoli richiesti sono all’interno della perizia del tribunale”, si legge nel comunicato. La Ermes Srl sottolinea di aver richiesto e ottenuto conferme scritte dagli enti preposti che attestano come l’immobile non ricada all’interno del perimetro dell’Ente Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, né sia soggetto a vincoli della Soprintendenza. Una circostanza che, secondo la società, era stata “asserita dallo stesso Comune nel 2006 al CTU del tribunale”.

Le autorizzazioni e l’attacco al Comune

La nota si conclude con un attacco diretto alla gestione amministrativa della vicenda. La proprietà definisce “abbastanza assurdo” il comportamento della macchina comunale, rea di non aver sollevato perplessità prima dell’apertura effettiva.

“Non si sono mai presentati all’invito ufficiale di sopralluogo della Prefettura tramite PEC del 25 agosto 2025”, denuncia la società, sottolineando come quella fosse la sede opportuna per richiedere documentazione o esprimere dubbi. Infine, viene ribadito che la struttura è operativa forte dei pareri positivi di Prefettura, Vigili del Fuoco e ASL di Salerno, e che il Comune, “anche nella persona del Sindaco, era al corrente dell’apertura del CAS”.

La parola passa ora ai giudici amministrativi.