Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i Minorenni ha confermato la misura cautelare per i due diciassettenni di Angri, accusati di violenza sessuale di gruppo ai danni di una sedicenne. L’episodio, avvenuto nella notte di Ferragosto a Santa Maria di Castellabate, resta al centro di un iter giudiziario che vede contrapposte le versioni degli indagati e quella della vittima.
Il gip ha respinto l’istanza di revoca della misura presentata dalla difesa di uno dei ragazzi, ritenendo che le esigenze cautelari siano ancora attuali.
La permanenza in comunità e il percorso di recupero
Secondo l’autorità giudiziaria, la permanenza in comunità rappresenta lo strumento necessario per garantire il percorso di recupero dei due minori, grazie all’assistenza di operatori specializzati. Nonostante il rigetto della scarcerazione, ai giovani è stato concesso di trascorrere le festività del 25 e 26 dicembre in famiglia, beneficio che si ripeterà tra il 31 dicembre e il 1° gennaio. Inoltre, è stata confermata la possibilità per entrambi di frequentare la scuola per non interrompere gli studi.
Versioni contrastanti e attendibilità del racconto
Durante gli interrogatori, i due indagati hanno negato ogni accusa, sostenendo che il rapporto fosse consenziente. Tuttavia, il giudice ha rilevato elementi di contrasto nelle loro dichiarazioni rispetto alla testimonianza della vittima, considerata pienamente attendibile.
La giovane ha denunciato di aver subito gli abusi in un parcheggio vicino alla spiaggia, dopo essere stata condotta lontano dal gruppo con il pretesto di rinfrescarsi il volto a una fontana. Il gip ha sottolineato come la versione della sedicenne sia “ritenuta credibile e coerente”.
Le indagini e le prove raccolte
La ricostruzione effettuata dalla Squadra Mobile si basa su una pluralità di elementi probatori. Oltre al racconto della sedicenne, che ha riferito di essere stata insultata e resa incapace di reagire, gli investigatori hanno analizzato le immagini della videosorveglianza, i tabulati e le celle telefoniche. Un ulteriore elemento agli atti riguarda il tentativo di uno dei due indagati di contattare la vittima, circa un mese dopo i fatti, per convincerla a ritirare la denuncia.
La ragazza, che quella sera si trovava in stato di alterazione per l’assunzione di alcol e sostanze, si era rivolta alla madre il mattino seguente, venendo poi visitata all’ospedale Cardarelli di Napoli.