Cilento: riconosciuti tre nuovi Prodotti Agroalimentari Tradizionali

Scritto il 01/06/2025
da Maria Vittoria Delli Priscoli

Il Ministero dell'Agricoltura ha riconosciuto tre nuovi Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) nel salernitano. Ecco quali sono

E’ stata pubblicata dal Ministero dell’Agricoltura la venticinquesima revisione dell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali, con l’aggiunta di nove prodotti campani all’elenco, raggiungendo un totale di 610.

I nuovi PAT

La Campania ha dato il via libera al riconoscimento del Pizzo Panaro, la Bombarda, la Corla, la Panorra e il Puparuolo mbuttito e, nel salernitano, le Patate e filetta di Postiglione, i Triddi di Rofrano, la Matassa e fagioli di Campagna e i cavatielli di Palomonte.

A Postiglione, piccolo borgo ai piedi dei Monti Alburni, viene coltivata questa varietà di patata grazie alle caratteristiche del terreno che si presenta ben drenato e friabile, ideale per la coltivazione delle patate di montagna. È una patata a pasta bianca, gialla, dalla consistenza farinosa. La sua buccia si presenta di un colore tendente al giallo, sottile e liscia. L’introduzione della coltivazione della patata a Postiglione si deve a Prospero Fragetti (1761 – 1836).

I “Triddi di Rofrano“, sono invece una pasta fresca, lavorata a mano e condita con olio, aglio e peperoni cruschi. Viene modellata con le dita, allungando la pasta che si presenta simile a gnocchi di grosse dimensioni, senza concavità. Si considerano anche alcune varianti in base alla diversa lunghezza e alla concavità, ottenute mediante l’uso del ferretto simile a quello utilizzato per creare i fusilli cilentani. Per impastarli si utilizzano la farina di castagna, la farina 00 e la semola.

E ancora: Il cavatiello di Ze’ Nunzlata è un tipo di pasta che a Palomonte si tramanda da generazioni, da oltre 60 anni. La sua creazione trova fondamento nella storia contadina palomontese. La produzione del cavatiello palomontese interessa tutto il territorio comunale in modo omogeneo. La tecniche di lavorazione vengono tramandate e insegnate dalle massaie palomontesi e oggi riprese anche dalle aziende agricole e nelle attività ricettive-ristorative.

La “Matassa” di Campagna, infine, è una pasta lunga e stesa con il solo ausilio del palmo delle mani strette a pugno e contemporaneamente viene attorcigliata a mo’ di matassa di lana, per poi essere tagliata. Il miglior modo per apprezzarne il gusto e la consistenza è con i legumi, in genere i fagioli. Il piatto è figlio della colonizzazione da parte degli arbereshe di molte regioni del sud Italia, tra cui la Lucania, la Calabria e la Sicilia.

Cosa sono i PAT

L’Elenco Nazionale dei PAT contribuisce all’affermazione dell’identità culturale e culinaria delle varie comunità rurali del Nostro Paese, infatti i PAT sono stati definiti “espressione del patrimonio culturale italiano”, insieme alle DOP ed alle IGP, una risorsa per lo sviluppo ed il rilancio del settore agroalimentare italiano.