È stata una serata di terrore quella vissuta ieri, 7 dicembre 2025, ad Agropoli. In località Moio, un atto intimidatorio si è verificato al centro di accoglienza gestito dalla cooperativa Ermes, finendo per coinvolgere direttamente gli ospiti della struttura.
La ricostruzione dell’accaduto
Secondo quanto raccontato dai gestori, i fatti si sono svolti intorno alle ore 21:20. Un’auto, un fuoristrada 4×4 di colore bianco, avrebbe prima pedinato alcuni ragazzi che stavano rientrando al Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS), per poi attendere il loro arrivo proprio dinanzi al cancello d’ingresso.
La situazione è precipitata in pochi istanti: alla vista degli ospiti della struttura, gli occupanti del veicolo — più persone non ancora identificate — hanno esploso colpi di pistola all’indirizzo del centro. Fortunatamente non si registrano feriti, ma lo spavento è stato enorme.
Sul posto sono intervenute prontamente le forze dell’ordine, che hanno raccolto le testimonianze dei presenti e avviato immediatamente le operazioni di perlustrazione della zona alla ricerca del veicolo segnalato e dei responsabili del gesto.
L’accusa: “Odio fomentato dai social”
Dura e amareggiata la reazione della direzione di Ermes Accoglienza, che punta il dito contro un clima sociale sempre più pesante. La cooperativa denuncia come l’episodio non sia un fulmine a ciel sereno, ma il frutto di una tensione costruita artatamente.
“Questo clima oramai sfociato in odio è fomentato dai social e non solo, ove qualsiasi cosa accada nelle vicinanze viene addotto a questi ragazzi, è schifoso”, si legge nel comunicato. La direzione esprime sconcerto per l’azione di “pochi elementi” che, attraverso campagne d’odio online, finiscono per “infangare la cittadina di Agropoli tutta”.
Non mancano malumori anche nei confronti dell’amministrazione comunale, che dal primo momento avrebbe sottovalutato la questione, anche disertando i primi sopralluoghi in zona, pur essendo informata dell’arrivo degli stranieri.
Le indagini sono ora in corso per chiarire la natura dell’arma utilizzata (se a salve o reale) e per risalire all’identità degli aggressori.

