Il passaggio al nuovo anno si conferma un appuntamento centrale per l’economia e la cultura gastronomica del Paese. Secondo le ultime proiezioni di mercato per il Capodanno 2026, gli italiani si preparano a investire una cifra complessiva superiore ai 2 miliardi di euro per i festeggiamenti a tavola. Nonostante le pressioni inflazionistiche che hanno caratterizzato l’ultimo quinquennio, la propensione al consumo per il cenone di San Silvestro e il pranzo del 1° gennaio resta solida, con oltre 28,5 milioni di cittadini pronti a celebrare con un pasto speciale.
Le tendenze nazionali della spesa pro-capite
L’analisi dei consumi evidenzia una spesa media nazionale di circa 49 euro a persona, un dato che tuttavia nasconde profonde divergenze su base geografica e generazionale. Sebbene una parte della popolazione dichiari di aver adottato un approccio più prudente a causa dell’aumento dei costi alimentari — cresciuti mediamente del 25% negli ultimi cinque anni — un italiano su quattro ha scelto invece di incrementare il proprio budget rispetto all’anno precedente.
Secondo gli osservatori economici, il desiderio di convivialità non accenna a diminuire. In particolare, si registra un ritorno significativo verso la ristorazione professionale: i dati Fipe-Confcommercio stimano che circa 4,6 milioni di clienti sceglieranno di cenare fuori casa, generando un volume d’affari per il solo comparto della ristorazione pari a 439 milioni di euro. In questo contesto, il conto medio per chi opta per il ristorante sale a circa 94 euro, potendo superare i 120 euro laddove siano inclusi spettacoli dal vivo e intrattenimento.
Il primato del Meridione
Il Mezzogiorno d’Italia si conferma l’area geografica più legata alla tradizione dei grandi banchetti di fine anno. La percentuale di residenti che parteciperà a un cenone strutturato tocca l’86% nel Sud e nelle Isole, contro una media nazionale del 73%. Anche la capacità di spesa riflette questo radicamento territoriale: nel Meridione la media pro-capite sale a 59 euro, superando significativamente i budget previsti nel Nord-Ovest (41 euro) e nel Nord-Est (40 euro).
Il Cilento
Nel cuore di questa tendenza si colloca il Cilento, dove l’offerta enogastronomica territoriale funge da traino per il turismo e i consumi locali.
Le strutture ricettive e i ristoranti cilentani registrano flussi importanti, con menù che spaziano dai 50 euro degli agriturismi per il pranzo di Capodanno fino a punte di 95-150 euro per i gran galà di San Silvestro nelle località costiere.
Ristorazione e agriturismi: tra tradizione e rincari
La sfida per gli operatori del settore nel Cilento e nel resto del Sud è bilanciare l’eccellenza delle materie prime locali con l’esigenza di contenere i costi. Il settore agrituristico cilentano, in particolare, attira una clientela attenta alla qualità del prodotto tipico, proponendo pranzi del 1° gennaio con una spesa media di 50-60 euro a persona, confermandosi una scelta competitiva rispetto ai cenoni più onerosi della vigilia.
L’aumento della spesa complessiva non è però sempre sinonimo di maggiore abbondanza, ma riflette spesso l’adeguamento dei listini all’andamento economico generale. Nonostante ciò, la notte di San Silvestro rimane un momento di deroga al risparmio per milioni di famiglie.
Le motivazioni dietro le scelte di consumo
Chi decide di tagliare il budget lo fa principalmente per la necessità di far fronte ad altre spese familiari (58%) o per oggettive difficoltà economiche (41%).
Tuttavia, la resistenza del rito della tavola suggerisce che il cenone sia percepito come un bene di consumo essenziale dal punto di vista sociale.

